Forse non esistono paesaggi evocativi ed emozionanti di per sé. Potrebbe essere il solo punto di vista dell’Uomo a fare la differenza tra una terra barbara e indifferente nei suoi monotoni e insignificanti orizzonti ed un’altra, che riconosciamo subito come Casa e che conserva in ogni angolo una porta con affaccio sulla nostra anima.
Così come un Tuaregh si incanta sugli orizzonti piatti e mortali delle dune, mentre alla sua mente corrono e si inseguono carovane urlanti leggende antiche come la sabbia; allo stesso modo un Inuit si commuove e intona canti alle stelle, nelle lunghe notti artiche, al rumore dei ghiacci che crepano poco prima dell’estate. Dipingono entrambi quello che per noi è desolazione e tramandano storie; si aiutano stringendo a se pochi oggetti che per generazioni sono passati di mano in mano ma che servono non solo allo scopo per cui sono stati fatti, ma anche per strappare al buio della dimenticanza l’odore segreto della gente che li ha usati. Che siano quindi la cultura, l’abbondanza dei racconti a stratificarsi nella memoria collettiva di un popolo e a riemergere come bellezza nei luoghi dove gli stessi racconti sono nati? Decantando e arricchendosi nelle botti del tempo, sono loro a dar valore ad un panorama rispetto ad un altro? A stringerci insieme nella riscoperta della casa comune?
Così vi invito a porvi queste domande, a fermarvi a meditare e a suggerire una risposta, in una penisola che da più di tremila anni ha rappresentato una delle “terre ferme” per eccellenza, l’approdo dopo la tempesta, la speranza del guadagno e del ritorno ai cari abbracci; per naviganti, nomadi e santi del Mediterraneo.
La penisola sorrentina. Cantata ancor prima di Omero e sugellata, nello scrigno immutabile delle Terre del Mito, attraverso la Parola, la condivisione degli affanni e le speranze dei nostri progenitori comuni.
Seguitemi. Se vorrete sarò per voi un aedo e passerò nelle vostre mani il testimone prezioso del racconto.
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Fin dall’infanzia ho cacciato qualsiasi essere in movimento, al di sopra e al disotto del pelo dell’acqua. Sono stato anche consulente aziendale e ho lavorato per la standardizzazione dei processi. Ma la bellezza mi ha vinto e la vita ha catturato me nella sua rete. Nel 2004 ho abbandonato fucile ed arbalette e da allora accompagno gruppi di escursionisti prevalentemente nel Parco Naz...
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